Il Fotografatore PoP, la barba di Mosè e i complimenti della zia

09.07.2018 17:48

La lettura della Bibbia è un'attività molto interessante per chi, come me, ama particolarmente il "racconto" (qualunque cosa significhi questo termine).
Una delle figure più affascinanti che vi si incontra è quella di Mosè, forse il mio preferito.
E questo ben prima che la mia barba assumesse proporzioni, appunto, mosaiche.
Un uomo dalle molte sfaccettature, che nel corso della sua vita ha spesso cambiato opinioni e atteggiamenti: ora umile e dimesso, altre volte arrogante e violento, spavaldo, audace, travolto dal dubbio, certo nella fede, coraggioso, tignoso...
Ma sempre e comunque, per vocazione, guida indiscussa del suo popolo.
Depositario di un'auctoritas dai connotati divini.
Un po' come me.
Diciamo…

Come per tutti o quasi, è arrivato anche per me il fatidico momento in cui una parente mi ha chiesto di fotografarle il matrimonio.
Non è stato semplice affrontare la questione: così ci siamo seduti e ne abbiamo parlato con calma.

La mia cara cognata X. (l'iniziale è una lettera di fantasia) ha però un gande pregio: ha sempre detto quello che pensa, anche delle mie  fotografie.
Quante volte le ho mostrato tronfio qualche scatto per vederla storcere la bocca e sbottare “scusa ma proprio non mi piace” o “non mi dice niente”!
Ma ora lei e il suo promesso Y. (anche questa iniziale è di fantasia) desideravano le mie fotografie.
Un fatto bizzarro, tutto sommato.

Alla fine abbiamo trovato un compromesso: le fotografie non avrebbero dovuto compromettere la mia famelica partecipazione alla festa e soprattutto al pranzo.

Il giorno fatidico è arrivato.
L'attrezzatura è pronta e controllata più volte. C'è da vestirsi.

Ma gli auspici sono pessimi: piove e fa freddo.
Inoltre, una volta infilate le braghe, mi accorgo con orrore che per far incontrare il bottone con l'asola mancano cinque centimetri buoni.
Con nonchalance vado da mia moglie e le chiedo “cara, ma secondo te, negli ultimi quattro cinque mesi sono ingrassato molto?”
Lei mi guarda con la patta aperta fra le mani e risponde “quelli sono i pantaloni del vestito che ti sei comprato sette anni fa per il battesimo di tuo figlio; come hai fatto a trovarli nell'armadio? Il vestito nuovo sta nell'anta di destra..."

Risolto il problema del mio giro vita, vestiamo i figli e partiamo per il matrimonio della zia.
C'è eccitazione nell'aria.
Da parte mia, io sono carico come una molla. Ho in testa tutto quello che c'è da fare.

Il matrimonio procede bene, mi disimpegno con audacia e leggerezza, con precisione e sicurezza.

Il massimo della performance arriva alle foto di gruppo.

La famiglia di mia moglie ha parenti in ogni parte del mondo.
E sono tanti.
Oggi sono tutti qui. E sono ovunque.
E sono indisciplinati. Molto indisciplinati.

Avrebbero bisogno di una guida come il popolo nel deserto necessitava della guida di Mosè.

Ho il vantaggio di conoscere i miei polli, così appena esaurita la pratica del riso, sul piazzale cominciano a risuonare i mie ordini secchi e perentori.

Enfatizzate dalla mia lunga barba, le mie urla squarciano l'aria.

Comincia anche a piovere: qualcuno prova a svicolare, qualcuno apre un ombrello.
Li richiamo prontamente all'ordine.
Ma quelli si lagnano che si bagnano.
Allora rivolgo uno sguardo al cielo e urlo deciso “smette subito!”.
In quel preciso momento la pioggia cessa. E' risaputo che Mosè con le acque ci sapeva fare.

Immagino, per aiutarmi, che siano tutti figli miei.
Bambini, vecchi, zie, cugine, amici, testimoni, persino un ignaro signore che passava di lì con la sua bicicletta.
Tutti in riga.
Velocemente.
Fermi.
Composti.
Dritti.
Senza occhiali da sole, tanto fa brutto.
Giacche chiuse.
Tutti che guardano fissi verso di me.
Immobili.
In silenzio.
In mio potere.
Una testimone azzarda un passo dicendo “posso far scoppiare i palloncini agli spos…?”
Le urlo che potrà farlo solo quando io le darò il permesso. Torna nei ranghi.

Sembra di essere sul piazzale dell'alzabandiera ai tempi della naja.
I vari gruppi di parenti si alternano davanti all'obiettivo con ordine e diligenza, sempre diretti dalla mia voce sicura e potente.
Espletiamo tutte le foto di rito in pochi minuti.
Al mio “rompete le righe” la folla si disperde per raggiungere famelica l'aperitivo di benvenuto al ristorante.

Io e gli sposi, invece, ci dedichiamo a qualche fotografia.


Il più è fatto, sono anche piuttosto soddisfatto.
Ora, al ristorante, come da accordi mi dedico a mia moglie e ai miei figli.
E, naturalmente, a un pregevole menù di pesce.
La festa scorre gaia e spumeggiante. Qualche foto qua e là senza dannarmi.

A un certo momento però, siccome pure Mosè è un uomo, devo andare al bagno.
Ho rimandato già parecchie volte e ora la necessità urge.
Sono quasi alla porta della sala, quando mi ferma la zia W.
Si vede che ieri ha fatto la messa in piega. E la tinta. Rosso fuoco.

Mi addenta.
“Caro Mosè volevo farti i complimenti a nome di tutti i parenti!”
Resisto alla tentazione di strizzarmi la patta con la mano e le chiedo il motivo.
“Ma per tutte le belle foto che hai fatto, ovviamente”
Ribatto che, giustamente, bisogna prima vedere cos'è venuto fuori (e stavolta mi tocco di sfuggita, ma in segno scaramantico)
“Ma figurati, con della macchine così grosse le foto sono sicuramente bellissime!”
Capisco. E faccio per salutarla prima che gli argini cedano.

Ma quella mi ferma per un braccio.
Pesto i piedi.
“E poi volevo dirti che siamo contenti”

Ora mi ha sorpreso e incuriosito, lo ammetto.

E' in vena di complimenti:
“A vederti con queste macchine fotografiche, a sentirti dare gli ordini per le foto, a vedere come i bambini ti obbediscono, ORA siamo tutti sicuri che nostra nipote ha fatto bene a sposarti!”

Ora.

Lo dice sicura di farmi un complimentone.




Mi saluta affettuosamente con due baci e se ne va.
Rimango lì, attonito, sbigottito.
Lo choc mi ha fatto perdere lo stimolo del bagno.
Secchezza delle fauci.

Sono sconvolto, e non per il fatto che le reflex facciano le foto da sole.
Dopo sedici anni di matrimonio salta fuori che ora hanno capito che mia moglie ha fatto la scelta giusta…
Cerco con lo sguardo la Vita Mia.
La raggiungo. Le racconto le parole della zia con la cofana rossa.
Non sembra sorpresa.
Mi fa un sorrisone e mi dà un bacio.


Quando più tardi sono finalmente riuscito a mettere le mani su quel superalcolico, sono giunto all'unica possible conclusione:  In fin dei conti si dice che Mosè abbia avuto una moglie, ma di lei e dei suoi parenti non s’è saputo mai più nulla!