Il Fotografatore PoP alla Battaglia delle Termopili
23.12.2015 09:14Quanti appassionati di fotografia sono anche appassionati di storia?
Dite la verità: non vi sarebbe piaciuto stare sugli spalti di Ilo e immortalare con un supertele l'epico duello tra Achille e il povero Ettore?
O con un grandangolo raccontare la tragica imboscata di Annibale al console Flaminio sul Lago Trasimeno?
O con un 35, al seguito di Giulio Cesare, documentare le usanze dei Galli?
Quanti eventi, quante battaglie, quante svolte storiche ci piacerebbe avere nei nostri hard disk?
Ebbene, io sono un privilegiato, perché pochi giorni fa ho potuto rivivere in tutta la sua drammaticità la famosa battaglia delle Termopili, quando, nel V secolo a.C. 300 guerrieri spartani super addestrati fermarono in uno stretto passaggio montano l'esercito Persiano di Serse soverchiante per forze e mezzi bellici. Il loro eroico sacrificio permise alle poleis greche, storicamente isolate e avversarie, di organizzare una comune difesa che cambiò il corso di una storia che pareva già scritta.
Al loro comando un Uomo, un Re, un Guerriero straordinario: forza sovrumana, intelligenza tattica, spirito di sacrificio, prestanza fisica, una barba meravigliosa, una moglie bellissima.
Leonida!
Un uomo che, devo ammettere, mi somiglia molto!
In una nebbiosa mattina di dicembre, mia moglie torna dopo aver portato il piccolo alla scuola materna: " Mi chiedono se te la senti di fotografare anche quest'anno il concerto dei bambini a Natale..."
Mamme che con aria torva e tono glaciale sussurrano "vedi di non mancare MIO FIGLIO, altrimenti..."
E' uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare.
"Gli ho detto che c'hai il problema al ginocchio, ma mi pregano di insistere"
"Non sarai da solo, mi dicono che per le foto ci sarà anche X, mentre per il video hanno chiesto a Y"
A lei chiedono, a lei pregano, a lei dicono.
Lei non sa. Lei è solo portavoce. Tanto mica lo deve far lei.
"Meglio -dico- così ci dividiamo il lavoro"
"Meglio -penso- così ci dividiamo le lagnanze"
Arriva il gran giorno: come il prode Leonida (ma io ancora non lo so) lucidò la sua corazza io spolvero le mie lenti; lui affilò la spada, io carico le batterie; lui passò in rassegna il suo manipolo, io dispongo nello zaino le reflex e gli obiettivi.
Lo scontro, pardon, il concertino avverrà in chiesa.
Decido di muovermi per tempo, per scegliere la postazione migliore e studiare il campo di battaglia.
Quando arrivo, un'ora prima dell'inizio delle ostilità, la chiesa è già mezza piena.
Una solerte mamma mi piglia, mi indica tre sedie disposte in un angolo dicendomi con aria generosa: "se fai le foto ti abbiamo riservato quelle sedie lì, se fai il video invece puoi stare al centro!"
Si vede lontano un miglio che da quelle sedie potrò riprendere solo il fonte battesimale e le nuche dei bambini più alti.
Mi piazzo ai posti video, tanto Y lo conosco. Ha fatto il video del mio matrimonio. Eravamo ancora nel secolo scorso...
Ci sono dei simpatici cartelli "RISERVATO VIDEO". Dovrebbero garantirci l'incolumità. Così almeno raccontano le vecchie saghe.
La gente affluisce, il numero di bambini si ingrossa. Tutti vestiti di rosso.
Come il sangue.
I segnali premonitori ci sono. Una vecchia volpe come me li coglie, ma vado avanti.
Un energumeno, avanguardia del nemico, scavalca la fragile barriera di sedie sperando di cogliermi di sorpresa e mi si siede di fianco. "Amico -gli dico- è riservato a Y. Sai le foto... il video..."
Mi guarda e finge di non capire la mia lingua.
No, ha l'apparecchio acustico evidentemente spento.
Che diamine di canzoni pensa di poter ascoltare?
Gli afferro un bicipite (apperò, andiamoci piano) e con le cattive lo spazzo via.
Più o meno.
Poi grazie agli dei arrivano i rinforzi. Y ha le spalle grosse. E il cavalletto della videocamera. Abbiamo la stessa marca di armi.
"Però -mi fa- ne è passato di tempo da quella volta che..."
"Si lo so, era il secolo scorso"
Butta l'occhio sul mio equipaggiamento e fa lo sbrusone.
"Sai, ho comprato una 6d da 1300 dracme. 5000 per la 1d erano un po' troppe per me. E poi un 70-300 da 1500 dracme... non ricordo esattamente il modello..."
"Quello bianco?"
"Si"
"Bazzecole, guarda qua!"
Sguaino il mio 300 e lui alla vista di Excalibur si sottomette immediatamente. Riconosce le insegne del comando.
"Uau! È un 2.8?"
"Amico, non conta quanto lunga è la tua daga. Conta solo se la sai usare!"
Arriva anche X. Mi chiede che deve fare, dove si deve mettere.
Gli suggerisco di mettersi davanti, accucciato. Io rimango seduto. Perché lui i menischi ce li ha buoni.
"Così li prenderemo tra due fuochi. Non ne scamperà nessuno" gli spiego.
Lui offre una batteria ad Ares e poi prende posizione. Capisco che è un buon soldato.
E' quasi l'ora, il sole ha compiuto il suo tragitto sul carro di Apollo.
L'esercito nemico è già lì, schierato.
Il parroco prende la parola cercando di portare un messaggio di pace "Fratelli! Sorelle! Siamo nella casa diDDio! Non gridate, sedetevi vi supp..." Viene annichilito dalle selvagge urla dei genitori.
Sono tutti armati fino ai denti: reflex, compatte, videocamere, tablet, smartphone, fari, un satellite per telecomunicazioni comprato al mercato nero cinese...
Allora prova ad opporsi la direttrice.
Benvenuti, il Natale, i bambini, che belli, che bravi, bla bla bla... Buon divertimento!
TRADIMENTO! TRADIMENTO!
Io e Y ci guardiamo sgomenti: qualcuno ha tradito, siamo perduti!
Non ha detto la fatidica frase "non preoccupatevi di fare foto e video, abbiamo già chi ci pensa per tutti"
Non abbiamo scampo: davanti la marea rossa di bambini ci sbarra il passo. Alle spalle le orde nemiche già ci incalzano. Lo sbocco del corridoio dove siamo seduti sarà largo non più di un metro e mezzo. Dovranno passare di qua e, per Zeus, venderemo cara la pelle.
Corpi sudati si accalcano contro le nostre sedie e spingono, forzano, attaccano.
Il cavalletto della videocamera ondeggia pericolosamente, a nulla vale il mio stabilizzatore.
Decido di impostare la raffica, è l'unica possibilità che ho.
Un tale mi urta la spalla. Mi volto e lo trafiggo con un'occhiata assassina.
Mi cade la reflex col 100 innestato.
Scorgo lo sguardo terrorizzato di Y. "non preoccuparti -gli urlo- ne ha viste di peggiori!"
Raccolgo le armi e mi ributto con foga nella mischia.
Una mamma scavalca le difese, mi si piazza in piedi davanti e scatta all'impazzata con una reflex giallo-nera. Non usa il mirino ma il display. Sentendo il mio sguardo carico di odio si volta appena in tempo per essere abbattuta dalla mia ira.
Subito mani sudaticce afferrano lo schienale della mia sedia: senza pietà vi sbatto sopra i miei 80 chili e sento il grido di dolore del papà che cercava di sorprendermi.
E' un attimo.
Siamo circondati.
Le orde nemiche penetrano le nostre linee da tutte le parti.
Ci abbagliano con i loro dannati flash, gesticolano, brandiscono tablet grandi quanto una finestra.
Uno mi accende un faro a led sopra l'orecchio.
Odore di ascella stanca, vedo scene raccapriccianti.
Ci battiamo come leoni. Il povero X aggrappato a ciò che resta del fonte di marmo continua a scattare valorosamente.
Afferro una (graziosa) signorina che si dimenava davanti ai bambini. E in tono perentorio le dico "Abbella, ti devi togliere di mezzo altrimenti ti razzolo con il 50one!"
Torno alla mia posizione e mi si avvicina la maestra R. che mi urla nel frastuono "Leonida, quella era la nuova maestra di inglese!"
Fuoco amico.
Effetto collaterale.
Siamo oramai alla conclusione del concertino.
La direttrice, che Poseidone la trascini negli abissi, grida "tutti i bimbiiii sull'altareeee! Un bell'applausoooo!"
Siamo definitivamente travolti, riesco solo a fare un paio di foto di gruppo. Anzi di massa.
C'è ancora una possibilità di portare a casa la pelle.
Da ora ognuno per sé. Solo il tempo di rinfoderare macchine e obiettivi. Ziiip lo zaino si chiude.
Le nostre postazioni non esistono più.
"Ognuno venga a riprendere il suo bambinoooooo" è ancora la traditrice che sbandiera i suoi trenta denari al microfono (si lo so, quella è un'altra storia).
Faccio appello a tutte le poche forze rimastemi.
Con uno sforzo sovrumano trascinandomi sul ginocchio ferito scavalco atleticamente una piccola panchina e riesco a mettermi in salvo.
"X, per tutti gli dèi dell'Olimpo, vieni via di lì!"
X è rimasto a scattare fino all'ultimo istante.
Ora non lo vedo più, sommerso dalla marea di mamme vestite dei loro cappotti di cammello. Non c'è più niente da fare!
"Per mille libagioni -mi dico- X ha i files!"
Depongo l'armatura che sarebbe d'impaccio e mi rilancio nel mezzo della battaglia.
Riesco a trascinarlo fuori.
E' ancora vivo (ricordarsi di immolare un toro bianco a Ermes).
"Sei stato bravo, ragazzo, i tuoi antenati possono essere fieri di te."
Gli chiedo quando potrà darmi i files. E soprattutto come me li darà.
Azzardo "hai forse scattato in raw?"
Lui gonfia il petto e risponde "si, mio Signore! Ma se vuoi, a casa ho un fantastico programmino che quando li scarica dalla scheda me li trasforma automaticamente in jpeg. Allora, e solo allora, li puoi guardare e perfino stampare!"
Lo prendo a schiaffi per farlo riavere dallo shock post-traumatico.
E poi continua.
"Certo bisognerà buttare tutte le mosse e le sfocate. Sai, da qui non era facile"
"Sei stato bravo, ragazzo. Facciamo così: tu dammi i raw e torna a casa dalla tua donna. Dalle dei figli e siate felici insieme. Al destino della Grecia penserò io!"
Lo saluto e ci dividiamo. Recupero la mia famiglia.
Mia moglie mi sorregge sulle spalle e mi aiuta a uscire da quel luogo di terrore e sofferenze.
Abbiamo sconfitto il nemico. Le schede sono piene.
Siamo per strada. La piccola T. mi stringe forte la mano e la butta lì.
Candida.
Innocente.
Inconsapevole.
"Papi, mercoledì vieni a fare le foto anche alla mia recita alle elementari?"
Un urlo. Mi risveglio nel mio letto. Sudato.
Accanto mia moglie che mi dice: "sei un fotografatore POP sexy, prestante e bravissimo. Non avrei potuto desiderare di meglio nella vita!"
L'incubo è finito, che il sogno abbia inizio.
Se dovesse mai capitare che qualcuno, leggendo questo racconto, avesse l'impressione di riconoscervi fatti o persone note, sappia che è totalmente frutto della mia fantasia.
Buon Natale!