La critica fotografica de noantri: erudizione o agricoltura?

31.01.2018 23:30

Parliamo un po' di fotografia da forum.

Non è un mistero: ho imperversato con alterno interesse in qualche forum di fotografia pure io. I forum e il web in generale, sono uno strumento meraviglioso di divulgazione e di condivisione. Non dovremmo mai dimenticare che il forum romano era la piazza centrale della città, dove i cittadini si riunivano per conoscere le ultime novità, per spettegolare e soprattutto perchè non c'era di meglio da fare. Esattamente come succede nei nostri moderni forum virtuali.

Ma non è tutto: nel forum romano si andava anche per sentire i programmi elettorali dei candidati alle varie cariche e più in generale gli importanti discorsi di oratori a vario titolo, quali magistrati e avvocati. Le cronache ci hanno tramandato discorsi memorabili di abilissimi parlatori e flop clamorosi dovuti all'imperizia e al pressapochismo di oratori improvvisati. La differenza era chiara: io parlo e tu ascolti. Al limite chiedi dei chiarimenti.

Insomma, la storia ci insegna che per far giurisprudenza e per insegnare agli altri, qualcosa bisogna pure aver prima studiato e imparato.

Nel cyber spazio, non funziona così. Chiunque può dire la sua (lo sto facendo pure io) al netto di qualsiasi credenziale. Sembrerebbe il trionfo della democrazia e della pari dignità, ma non è così. Concetto già magistralmente esposto dal compianto Umberto Eco quando diceva «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».

Naturalmente io non ho il curriculum di Eco ma mi sembra che il suo giudizio più che tagliente sia semplicemente vero.

Se dopo aver fissato nella mente questa sua analisi  ci immergiamo attivamente in un forum di fotografia scopriremo che ci sono due grandi categorie di utenti: i tecnologici e i guardoni. Dalla prima bisogna necessariamente passare, condicio sine qua non: se vuoi fotografare ti serve uno strumento, un attrezzo apposito. C'è chi si ferma lì e diventa un appassionato di tecnologia. Niente di grave.

Ma lo stadio evolutivo successivo è quello in cui chi usa un mezzo diventa un guardone, cioè un appassionato di fotografie, di immagini. Produrre una foto per nasconderla è un evidente nonsense. Allora uso il termine "guardone" non in senso negativo ma per indicare uno che guarda tante foto. Guardare tante foto (e in questo il web ci aiuta molto, anche troppo) è il modo più semplice per ampliare il nostro sguardo e i nostri interessi (fotografici). Guardare molte foto dovrebbe anche essere propedeutico a sviluppare un senso AUTOcritico, ovvero cominciare a capire da soli quando una nostra foto valga davvero la pena di essere mostrata (e qui scagli la prima pietra chi non ha mai pubblicato delle schifezze!).

In questo modo il guardare si  dovrebbe evolvere in osservare, che poi significa anche pensare, soppesare, valutare e decidere.

Ed eccoci alle legioni di imbecilli di cui, beninteso, ho fatto (faccio?) parte pure io. Il guaio si presenta quando i guardoni invece che in osservatori si trasformano in commentatori e, quel che è peggio, pretendono che gli altri facciano lo stesso. Sono le famigerate "critiche costruttive", i commenti atti a migliorarsi. E qui nasce il problema: già è complicato capire cosa diavolo sia una critica costruttiva; ma soprattutto chi stabilisce chi è davvero in grado di muovere critiche sensate? Ne nascono questioni a dir poco imbarazzanti.

E così, siccome il fine ultimo del miglioramento è il più delle volte quello di avere tanti like (qui non mi interessa stabilire se ciò sia un bene o un male) e siccome dopo un po' ci si rende conto che questi benedetti commenti non li si sa fare, le cosiddette critiche costruttive diventano uno scambio di convenevoli. E l'osservazione ragionata di una fotografia lascia il posto a commenti stucchevoli e, diciamolo, privi di senso.

"Ottimo momento colto"

Ma cos'è? un momento erudito?

O davvero ci siamo rassegnati all'idea che uscire con una macchina fotografica sia come andare in un campo a cogliere un pomodoro maturo da fare in insalata? Siamo fotografatori o agricoltori?

Pensateci: "hai colto un ottimo pomodoro".

Ma che significa? Funziona davvero così? E' cosi facile cogliere un pomodoro (una fotografia)? Io dico di no.

Quel pomodoro te lo devi sudare, piantare, annaffiare, coltivare, curare e difendere. O al limite te lo vai a comprare. In ogni caso avrai dovuto dargli un valore. Così non ridurrei la fotografia a un banale click, quello lo lascio volentieri alla macchina; io mi impegno a metterci l'occhio, la fantasia e quel che sono.

Insomma, io vorrei dare un valore alle mie fotografie, io vorrei abituarmi a ragionarle, a parlarci. Sono convinto che il mio senso critico ne gioverebbe e che potrei arrivare persino a fare foto migliori.  Amici che ricevete e date questo tipo di commenti... facciamoci un esamino di coscienza. E chissà che finalmente le legioni di imbecilli si assottiglino un pochino.

 

 

PS: giusto per sottolineare la mia infinita stima per gli agricoltori, sono convinto che molti di quelli che racchiudono in un click un bel momento se usassero le braccia per un'attività più sana e dignitosa farebbero del bene a se stessi e agli altri. Per non sbagliare, io mi son preso una bella zappa.